giovedì 13 maggio 2010

Riflessioni sulla Mostra Internazionale d'Illustrazione per l'Infanzia. (di Ivo Lorenzon)

(Articolo tratto dalla pagina di Facebook di Ivo Lorenzon socio fondatore della Mostra Internazionale d'Illustrazione per l'Infanzia)


Perdonatemi se …

Ho sempre ritenuto che il silenzio sia l’unico modo di ascoltare. Per ascoltare noi stessi e per riflettere. Per poter sentire le voci, le parole che nessun essere umano sta pronunciando. Al limite, ascoltando la musica quale chiave per accedere al pensiero del mondo. Nel dare valore al silenzio, non credo di aver fatto una scoperta, molti prima di me ne sono stati convinti ed ancora oggi, molti sanno quale esso sia.
Quindi perdonatemi se stavolta non riesco a mantenere un prezioso silenzio.

Se qualcuno di voi, che avete la pazienza di leggermi, ha un cane, avrà certamente trovato di ritorno la sera a casa, oppure al risveglio del mattino, le buche che il botolo ha scavato in giardino. Io ho osservato attentamente il mio cane nel mentre, per così dire, allestisce il cantiere. Esso annusa l’aria, più e più volte, avvicinando sempre più il naso al terreno quasi a volersi inebriare del profumo di Madre terra e poi, d’improvviso ed in modo spasmodico, comincia a scavare. Non in un luogo preciso (per noi) ma esatto per lui (questa è la mia impressione). Annusa e scava, ancora scava, inspira e scava. Alla fine dell’opera, soddisfatto, anzi no, non solo soddisfatto, ma beato, si sdraia dentro la buca appena creata e consapevole di essere nel posto giusto per lui, si abbandona all’abbraccio della Terra.

Ebbene, l’altra notte ho fatto anch’io come il mio cane. Certo non ho scavato in giardino, ma solo sotto le fondamenta della nostra casa comune e nel metaforico terreno ho trovato alcune bottiglie contenenti dei messaggi, che le onde, di quello che una volta era il mare che circondava l’isola deserta della Mostra, avevano portato alla riva dell’attuale terraferma. Su di quell’isola, tanti anni fa, c’erano dei naufraghi, solitari testimoni delle loro vite, che cercavano il contatto di altri esseri umani per scambiare le proprie idee, convinzioni ed entusiasmo.

Ecco, quelli che ora vi ripropongo, sono i messaggi contenuti in quelle bottiglie di fragile vetro, nella speranza che anche a voi risultino ancora interessanti.

“ Filosofia della Mostra d’Illustrazione per l’Infanzia di Sàrmede è il volersi rivolgere al bambino con un linguaggio fatto di poesia ed immagini che coltivano sogni benefici, non soltanto per amore della tradizione ma soprattutto per creare quell’equilibrio tanto necessario alla maturazione del bambino. Egli, per fronteggiare gli effetti deleteri dei mezzi di divulgazione di massa, ha bisogno di un’isola di sicurezza, dove potersi ricaricare di energie e sentimenti positivi; ha bisogno di storie e paesaggi, d’insegnamenti velati e di personaggi magari anche buffi, tramite i quali poter vedere ed interpretare il mondo che lo circonda ed affrontare preparato il domani che lo attende. La manifestazione si propone di avvicinare i più piccoli al mondo dell’arte e della lettura e destare l’interesse degli adulti, che da questa “arte di facile comprensione” si sentono attratti anche perché rievoca loro situazioni e sentimenti dell’infanzia.” (settembre 1994).
“C’è una fondamentale differenza tra il libro illustrato e il libro d’immagini: una differenza culturale nel senso più ampio della parola. L’artista che crea le tavole da riprodurre a stampa non mira semplicemente a commentare il testo, ma si prefigge due obiettivi diversi. Egli da un lato, desidera e deve mantenersi costantemente ad un alto livello artistico; dall’altro, è tenuto a rendere comprensibile anche e soprattutto al bambino il contenuto della propria opera. In altre parole, il creatore d’immagini non “scende” al livello iconografico del bambino per fargli comprendere, con mezzi facili, la propria idea per l’appunto semplificata, ma da vero educatore, “solleva” a sé il discente, proponendogli il proprio messaggio ed avviandolo così alla conoscenza dell’arte. L’operazione dell’artista viene ad essere quindi etica, estetica ed allo stesso tempo pedagogica. Nella cultura del nostro tempo, in cui l’immagine riveste un’importanza sempre maggiore, l’illustrazione occupa un posto intermedio tra la miniatura medioevale e il fotogramma teletrasmesso. Da un lato infatti, essa è un opera d’arte unica ed irrepetibile; dall’altro, viene appositamente creata per essere riprodotta, a stampa, in innumerevoli copie. Tuttavia proprio la riproduzione ha la fondamentale funzione di avvicinare un pubblico sempre più vasto al processo creativo e alla sua fruizione. In questo modo l’illustratore fornisce un contributo inestimabile all’immaginario collettivo, arricchendo il sistema iconografico della società: la miniatura esce dal chiostro e diventa patrimonio comune.” (ottobre 1984).
“La ricerca dell’artista illustratore deve pertanto approfondirsi sia sul piano estetico, sia in quello psicologico e pedagogico, prestando attenzione ai meccanismi percettivi in continua evoluzione. Il mondo fantastico proposto nelle loro tavole, si è rivelato uno stimolo concreto per lo sviluppo della creatività e della fantasia del bambino.” (novembre 1985).
“Alcuni si chiederanno se la pubblicazione di un libro d’immagini sia ancora valida, in un’epoca in cui i mass-media entrano così prepotentemente nella nostra vita. Forse pochi sono coscienti di ciò che si nasconde sotto l’apparente tranquillità della vita dei nostri figli: in realtà la mancanza di vera tenerezza e di sentimento poetico nel bambino è spesso la causa dello stato di avvilimento in cui versa una parte della giovane generazione. I mezzi audiovisivi, siano essi televisione, video-tapes o giochi elettronici, trasformano doti preziose come la fantasia del bambino e la sua capacità di reazione in esasperazione, inducendolo a produrre tempestivamente un risultato a cui non è stato preparato. Arrivando con le loro classi a visitare la mostra, gli insegnanti, non più alla ricerca della forzata originalità, della controinformazione, ma consapevoli dei bisogni dello spirito infantile, ci confermano che la lunga tradizione del racconto popolare, delle fiabe della nonna e del cantastorie continua a vivere, malgrado tutti i tentativi di meccanizzazione dello spirito, anche grazie alle illustrazioni che noi esponiamo. E’ compito dell’adulto rispettare le età del bambino, dandogli ciò di cui ha bisogno per crescere armoniosamente, preparandolo anche al linguaggio del computer con cui si confronterà domani.” (novembre 1986).
“La Mostra intende riproporre agli adulti l’opportunità di una riflessione sui simboli e sulle credenze che alimentano il cuore palpitante dell’uomo/fanciullo in ogni comunità e in ogni tempo. Al tempo stesso l’interpretazione dei miti, degli archetipi, delle metafore proprie delle favole rappresentate, aiuta ad entrare nel mondo interiore del bambino, ad intuire le sue paure e le sue gioie, a comprendere la sua sensazione di solitudine e il suo bisogno di essere amato.” (novembre 1987).

Al bambino, il libro d’immagini, non deve nascondere il drago, l’orco, il lupo cattivo, la strega, ecc., metafore delle difficoltà della vita che dovrà affrontare, anzi questi miti devono essere proposti perché il bambino ha bisogno di essi per confrontarsi con la realtà; vuole conoscere il modo per sconfiggerli, chiede di sapere come ucciderli.

Ogni bambino osserva e legge un libro d’immagini con un suo ritmo, una propria variabile velocità-lentezza, che può cambiare da giorno a giorno, da ora ad ora. Il suo fantasticare si può fermare su di un’immagine anche per molto tempo, entrare in essa con la sua personale fantasia. Il libro gli permette di ritornare su un’illustrazione più e più volte, non secondo i voleri, i ritmi di altri, ma solo seguendo il suo naturale bisogno di comprensione, di costruzione interiore.
L’illustratore nel suo lavoro propone un linguaggio senza tempo. Ogni bambino, ognuno che vedrà la sua opera, lo interpreterà ed interpreterà la fiaba, questa letterature a colori, secondo una traduzione strettamente personale.
L’art. 29 della Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1989, dice che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità il favorire lo sviluppo della personalità, nonché delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità. L’art. 31, riconosce il diritto del fanciullo a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica.

L’attività della Mostra ha precorso questi intendimenti. Abbiamo creduto e credo oggi, che il libro d’immagini fosse e sia la prima visita ad un museo d’arte che il fanciullo compie. Gli illustratori e la loro opera quale metodo d’insegnamento rispettoso delle capacità e tempi propri dell’età del bambino.

............Se qualcuno mi ha ritenuto "troppo lungo per Facebook" oppure magari anche noioso, mi perdoni ancora una volta, non era nelle mie intenzioni.

Ciao a tutti!
(Ivo Lorenzon)

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi